Il decennio che si è appena concluso ha registrato quasi ovunque l’ascesa del nazionalismo come conseguenza diretta di politiche pregresse fallimentari. Tuttavia tale risposta si è rivelata fallace perché è giunta a mettere in discussione le basi liberali delle democrazie di mercato. Il punto di Sergio Fabbrini.
Il pericolo non risiede nel presidente uscente degli Stati Uniti ma nell’ignorare la rabbia dei suoi sostenitori. Delegittimare le richieste degli elettori di Trump e di altri leader populisti mette a rischio l’ordine democratico. Cè bisogno di porre rimedio alle mancanze delle istituzioni democratiche che causano quest’agitazione feroce e diffusa
Possono i privati erigersi a giudiuci? Un approfondimento sulla scelta dei social media di oscurare i profili di Donald Trump.
Essenziale è il ruolo delle elezioni primarie per decretare fedeltà e movimenti centripeti all’interno del partito. Dopo l’elezione di Joe Biden si profilano scelte difficili per il Grand Old Party
L’analisi di Sergio Fabbrini sull’insurrezione politica a Washington D.C.
“Le immagini della (fin troppo facile) irruzione dei miliziani trumpiani nel tempio della democrazia americana restano nella memoria collettiva come una ferita non facilmente rimarginabile del tessuto democratico”. L’analisi di Michele Sorice.
Dopo la decisione del collegio elettorale dello scorso 14 dicembre resta un ultimo atto prima che Joe Biden sia proclamato ufficialmente presidente. Il 6 Gennaio la Camera dei rappresentanti e il Senato in una sessione congiunta dovranno ratificare il risultato dei cinquanta stati della federazione. Prima di Trump era un atto solenne ma formale. Il 6 gennaio potrebbe non esserlo.
Nichols, autore del bestseller “La conoscenza e i suoi nemici”, spiega a Luiss Open perché nemmeno la pandemia da Covid-19 ha riportato in auge la competenza nel nostro dibattito pubblico. Colpa di politicizzazione e identity politics onnipervasive. Con alcune riflessioni sconsolate sul futuro del Grand Old Party
La vittoria di Joe Biden ha riaperto la discussione europea sul futuro delle relazioni transatlantiche. Il dibattito americano e quello europeo hanno caratteristiche comuni, oltre ad influenzarsi reciprocamente. Sergio Fabbrini spiega perché.
La ridistribuzione geografica del reddito americano è solo la conseguenza di un altro cambiamento che però avviene in silenzio. Bastasin la chiama “divergenza secolare” ed è il motivo per cui Biden ha vinto le elezioni.
Vittoria di Biden o sconfitta di Trump? Il punto di Leonardo Morlino sulle ragioni dei risultati alle presidenziali americane.
Nel discorso della vittoria, Biden ha pronunciato parole concilianti, di unità, e d’amore, costellate di allusioni bibliche, prima di concludere con un popolare inno cattolico, On Eagle’s Wings, ispirato dal Salmo 91. Inoltre, in campagna elettorale Biden non aveva trascurato affatto il fattore religioso. Un’indagine sul voto cattolico negli Stati Uniti, fino ad ora sottovalutato, ma che invece potrebbe essere stato decisivo.
Lorenzo De Sio analizza a bocce ferme i risultati delle elezioni per la Casa Bianca e i principali sondaggi della vigilia. Le tendenze ben individuate, la vittoria netta di Biden su Trump correttamente prevista, gli errori che però non si possono nascondere e i motivi di un apparente “bias” pro Democratici
Joe Biden sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti. La sua elezione, letta con le lenti dell’analista politico, non cancella una serie di problematiche che caratterizzano la realtà americana contemporanea. Il policy brief di Lorenzo Castellani.
Dopo la vittoria del presidente eletto Joe Biden si apre un’era di incertezza. Le profonde fratture di una società divisa si estendono agli stessi partiti e questo si riflette sulla capacità del governo di prendere decisioni.
Il popolo statunitense ha decretato la vittoria di Joe Biden e diversi referendum a livello statale o cittadino concomitanti alle elezioni presidenziali hanno dato spazio ad “un’agenda politica progressista”. È però innegabile che circa la metà dell’elettorato si identifica nei valori e nelle politiche di Donald Trump.
“Per comprendere le conseguenze che la vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali americane potrebbe avere sulla politica estera europea, è necessario prima di tutto delineare le caratteristiche qualificanti della presidenza del suo predecessore nell’arena internazionale e le loro implicazioni”. Il punto di Maria Giulia Amadio Vicerè
Joe Biden è il nuovo Presidente degli Stati Uniti, ma il nocciolo duro trumpiano, tradizionalista, territorializzato e anti-globalista non è stato convinto dal messaggio progressista di apertura e integrazione dei gruppi sociali e resta persuaso dalla retorica anti-establishment e nazionalista del presidente uscente. Il punto di Lorenzo Castellani e Giovanni Orsina.
Criticabili o meno le politiche perseguite dal presidente Trump non sono estranee al conservatorismo americano. Invece, ciò che è estraneo, è il suo modus operandi. L’analisi di Sergio Fabbrini.
Luiss Open ha chiesto al politologo Roberto D’Alimonte di indicarci alcune delle più importanti variabili in gioco per capire chi stasera si aggiudicherà la Casa Bianca tra il Presidente uscente Trump e lo sfidante democratico Biden. Tra i temi da tenere sotto osservazione: gli Stati in bilico, il fattore affluenza e il ruolo dei giovani.
Da outsider, o percepito come tale, a rappresentante di uno specifico luogo vuoto della politica americana: la figura di Donald Tump analizzata da Rosario Forlenza.
Le elezioni presidenziali americane del 3 novembre saranno seguite dall’Europa con grande intersse. Basandosi su recenti dati di sondaggio originali, Davide Angelucci, Lorenzo De Sio, Morris P. Fiorina e Mark N. Franklin illustrano la sfida che attende Donald Trump nel suo tentativo di rielezione.
Le elezioni presidenziali USA sono un puzzle e allo stesso tempo una lotteria. Il punto di Roberto D’Alimonte
Ciò che avverrà in America avrà conseguenze inevitabili sul sistema internazionale. L’analisi di Sergio Fabbrini.
La politica di Donald Trump non ha fatto altro che alimentare il fuoco della polarizzazione sociale ed economica. Ecco perché l’eventuale conferma di Donald Trump il prossimo 3 novembre solleva molti interrogativi sia per gli USA che per il mondo intero.
La scelta di Trump di nominare un giudice della Corte Suprema al termine del mandato ha suscitato scalpore. Ecco le possibili conseguenze di questa azione politica.
L’esito delle elezioni che si terranno in America tra due mesi avrà conseguenze sul mondo intero per anni a venire. Il punto di Sergio Fabbrini.
Negare la crisi sanitaria e utilizzarla per screditare la Cina ha portato gli Stati Uniti a risultati catastrofici. Un’analisi di Carlo Bastasin.
“L’antisemitismo è tornato, scrive Deborah Lipstadt, o meglio non è mai scomparso. Ma da dove viene questo antisemitismo di oggi, da molti definito “nuovo”, dalla destra o dalla sinistra? Che cosa lo caratterizza maggiormente: il suo legame con l’antisionismo o quello con il razzismo e il neonazismo?” Un estratto della postfazione di Anna Foa del volume “Antisemitismo” di Deborah Lipstadt in uscita per Luiss University Press
Il politologo Roberto D’Alimonte, numeri alla mano, illustra su Luiss Open quali sono le variabili che decideranno le elezioni presidenziali del 2020 negli Stati Uniti. Le possibilità dei Democratici e quelle del Presidente in carica. Ipotesi e previsioni, slide e numeri
C’è solo una figura davvero significativa a livello internazionale per comprendere l’evoluzione e il peso assunto dalle nuove destre, passate dalla marginalità al potere nel volgere di pochi anni: si tratta di Steve Bannon, uno dei protagonisti, ma soprattutto uno dei simboli più visibili e celebrati, della deriva politica e culturale che attraversa l’Occidente. Ne parla Joshua Green nel libro “Il Diavolo” (Luiss University Press), intervistato da Guido Caldiron, giornalista de “Il Manifesto”.
L’improbabile elezione di Donald Trump oltre che frutto di una strategia ben precisa ha un nome e un cognome: Steve Bannon. Joshua Green ci svela tutte le armi del ‘diavolo’, già pronto a sbarcare anche in Europa per dimostrare che in un mondo che non riconosce più regole, per vincere bisogna infrangerle tutte. Come estratto dal libro proponiamo la postfazione di Giovanni Orsina.
Morris Fiorina, politologo dell’università di Stanford, sostiene che gli elettori statunitensi sono tutt’altro che polarizzati. A essere ideologizzato e diviso al suo interno è invece l’establishment politico-mediatico. Tutto ciò può favorire Trump nel 2020 e rendere vana la riscossa dei Democratici. Un’intervista con LUISS Open in occasione di un evento organizzato dal CISE. Di Marco Valerio Lo Prete
Mancano ormai poche ore alle attesissime elezioni di midterm che potranno cambiare (e non poco) le carte in tavola per il futuro del governo Trump. L’esito appare imprevedibile come lo è “The Donald”, e il risultato potrebbe anche essere, ancora una volta e nonostante tutto, quello che nessuno si aspetta.
Dal momento stesso della sua elezione Donald Trump ha dato l’impressione devastare le categorie tradizionali della politica da una parte e della comunicazione dall’altra. Nazionalista, politicamente scorretto eppure al fianco della classe operaia. Ma Trump è di destra o di sinistra? Una riflessione sulle moderne definizioni
“Tutti dobbiamo lasciarci dietro qualcosa, quando moriamo…Non importa cosa fai…purché cambi qualcosa, da com’era prima che tu l’avessi toccata in qualcosa che ti assomiglia, quando ritirerai la tua mano”. Gianni Riotta ricorda Sergio Marchionne
Trump incontrerà Putin in Finlandia, il 16 luglio. La notizia è positiva per l’Italia, che ha un interesse economico al ritiro delle sanzioni contro Putin, più volte richiesto da Matteo Salvini. Un editoriale di Alessandro Orsini
Nel giorno in cui gli scontri a Gaza si intensificano, pubblichiamo un’analisi di Alessandro Orsini sulla politica estera di Trump nel Medio Oriente e in particolare sulla decisione del Presidente americano di spostare l’ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme
Dopo i Castro, arriva il nuovo Presidente Miguel Díaz-Canel. Lo scenario per l’Havana è duplice: il Paese potrà procedere più speditamente verso un’apertura a 360 gradi, oppure l’incapacità di gestire le criticità dell’economia spingeranno a un ulteriore irrigidimento il regime, con un’esasperazione dei suoi tratti populistici. L’analisi di Federico Niglia
In occasione della partecipazione di Jeffrey Sachs all’incontro “Processo all’economia. Demografia, democrazia, mercati, felicità”, organizzato alla LUISS, pubblichiamo un passaggio tratto dall’ultimo libro dell’autore, “America 2030. Sviluppo, sostenibilità e la nuova economia dopo Trump”, in uscita per la LUISS University Press. Malgrado molti segnali negativi, Sachs vede motivi di ottimismo per il futuro
Dietro i nuovi tentativi di dialogo c’è una strategia che si chiama “brinkmanship” ed è la capacità di portare l’avversario sull’orlo del burrone e costringerlo a ritrarsi per primo. Il presidente americano ha portato la Cina sull’orlo del burrone, essa ha avuto paura e si è ritratta. Il prof. Mastrolia analizza in profondità un conflitto non solo mediatico
Ci sono obiezioni morali, prima ancora che legalistiche, rispetto all’atteggiamento degli Stati Uniti in materia di intese internazionali sul clima. Etica e politica impongono forme di risarcimento alla comunità universale. Ecco perché.
La recente ripresa economica sembra promettere un futuro migliore, ma i pericoli delle disuguaglianze, dei populismi e delle tensioni geopolitiche (specie in Medio Oriente) sono tutt’altro che sopiti. Il possibile contributo positivo del “grand bargain” del Presidente Trump
Confini, frontiere, migranti e accoglienza. I docenti Gianfranco Pellegrino (Docente di Filosofia politica LUISS) e Alfonso Giordano (Docente di Geografia politica LUISS), dai diversi punti di vista della filosofia e delle geografia politica entrano nelle pieghe dell’attualità nel mediterraneo
Il video commento di Christian Blasberg in occasione del G20 di Amburgo: cosa può fare la Merkel e quale spazio può occupare la Germania nello scacchiere internazionale?
Con gli occhi di chi in una lunga carriera diplomatica ha vissuto all’interno delle stanze della politica internazionale, Antonio Badini traccia un bilancio dei primi mesi della Presidenza di Donald Trump
Alla vigilia del Consiglio europeo dei capi di governo dell’Ue a Bruxelles, alcuni spunti di riflessione del professore Carlo Bastasin (della School of European Political Economy)
In un incontro organizzato dalla School of Government della LUISS, John Ikenberry discute dell’ordine internazionale liberale con riferimento all’America di Trump e oltre
In occasione del sessantennale dei Trattati di Roma, Franco Bruni, Sergio Fabbrini e Marcello Messori propongono una possibile strategia per il rilancio del processo di integrazione europea ipotizzando un forte coinvolgimento dell’Italia