Dopo l’estate inizierà la discussione sul futuro del Patto di stabilità e crescita (PSC), il perno del sistema fiscale dell’Eurozona momentaneamente sospeso. Già ora, però, gli schieramenti si stanno formando. L’Eurozona ha bisogno di un framework fiscale per funzionare, ma la sua natura è oggetto di divisioni. Vediamo perché.
La Conferenza sul futuro dell’Europa è partita. Il suo scopo è promuovere il dibattito pubblico sul futuro dell’Unione europea (Ue). Un’aspettativa legittima, se non fosse che non siamo nell’agorà ateniese in cui poche migliaia di persone si riuniscono per discutere sulla polis.
Ci sarebbe mai stata un’Unione europea se sin dall’inizio la Germania fosse stata quel colosso economico-industriale che è oggi, invece che un paese diviso e da ricostruire? Un’Unione europea “a trazione tedesca” rimane per noi, anche in prospettiva, il migliore dei mondi possibili. Ma, per renderlo sostenibile, è indispensabile ampliare anche altre alleanze con paesi con cui siamo meno vicini come la Francia.
Per la prima volta dal 1989, l’Unione europea ha sanzionato la Cina per alcune violazioni dei diritti umani. Dura la risposta di Pechino che interrompe così un’apparente “luna di miele” con Bruxelles iniziata dopo la firma dell’Accordo completo in materia di investimenti.
A differenza di Stati Uniti e Gran Bretagna, l’Europa è indietro con la campagna vaccinale. Dare priorità all’accordo sovranazionale tra i 27 paesi dell’Unione potrebbe aver rallentato il processo.
Un’indagine internazionale condotta a inizio febbraio (prima dell’incarico a Draghi) in Francia, Germania, Italia e Regno Unito da Opinionway per il Centro di ricerche politiche di SciencesPo a Parigi, in joint venture con il CISE rivela che gli italiani sarebbero più sfiduciati e preoccupati per l’economia ma aperti all’Ue e al mondo.
Il 2021 si apre con non poche sfide per l’Unione europea. L’anno appena trascorso, caratterizzato dalla pandemia, ha portato a trasformazioni impetuose nelle relazioni internazionali e nelle dinamiche europee. Sembra che l’Unione sia giunta al banco di prova.
Dopo mesi di complessi negoziati tra il Consiglio e il Parlamento Europeo, sembrava che il 5 novembre si fosse finalmente trovato un accordo per sbloccare il bilancio europeo per il periodo 2021-2027 e il Fondo per la Ripresa. Il dossier si è tuttavia incagliato sul veto di Polonia e Ungheria, che hanno ritenuto inaccettabile la condizionalità legata allo Stato di diritto. Il veto evidenzia l’inadeguatezza del quadro normativo europeo proprio riguardo all’insieme di valori sui quali l’Unione è stata costruita. Come riuscire a superare l’ostacolo?
Non sappiamo se i progetti illustrati da Ursula von der Leyen nell’importante discorso sullo stato dell’Unione 2020 si potranno realizzare nella misura e con i contenuti preannunciati. Né sappiamo se gli auspici espressi qualche giorno dopo sul tema dell’immigrazione potranno essere condivisi da tutti i Paesi europei, così come l’accordo di Dublino impone di fare. Sappiamo però che si tratta di temi fondamentali per la stessa sopravvivenza dell’Europa. Il punto di Paola Severino
Al contrario di quanto accade per democrazia nazionale esposta al pericolo della tirannia delle maggioranze, la democrazia sovranazionale è presa in ostaggio dalla tirannia delle minoranze. Il punto di Sergio Fabbrini.
È del 5 maggio la sentenza-bomba della Corte costituzionale federale di Karlsruhe. È del 31 luglio la missiva del ministro delle Finanze tedesco, con la quale considera invece proporzionati gli acquisti di titoli di Stato da parte della Banca centrale …
La crisi pandemica ha modificato il contesto globale. Come dopo una guerra, non si ritorna indietro, anche se non sappiamo come e dove andare avanti, la direzione da prendere dipenderà da noi. Ecco perché l’Unione europea deve aprire una riflessione pubblica sul suo futuro. Tre punti di discussione, tanto per cominciare.
Le Costituzioni sono normalmente dei testi piuttosto brevi, che si limitano a descrivere alcuni princìpi fondanti e alcune regole procedurali. I Trattati europei, invece, regolano minuziosamente ogni singola politica e ogni singola procedura. Questa dovizia di particolari è dovuta sostanzialmente alla mancanza di fiducia fra Stati membri. Il punto di Nicola Verola
“L’iniziativa franco-tedesca compie un cruciale passo in avanti per la realizzazione di un progetto europeo di investimenti, finanziato mediante l’emissione di project bond” Marcello Messori chiarisce la portata dell’innovazione sul piano politico e istituzionale
Il primo appuntamento con #ioleggoacasa, un viaggio tra i libri della Luiss University Press, tra novità, anteprime e proposte dal catalogo. Si parte con “Viaggio al termine dell’Occidente” di Carlo Bastasin che ci spiega cos’è e come impatta sulle nostre società il concetto di ‘divergenza’.
Mario Draghi, sul Financial Times, ha fornito un contributo interessante al dibattito sulle politiche di contrasto alla pandemia del Coronavirus. Cosa si può evincere dall’analisi del rimpianto ex presidente della Bce? Una riflessione di Francesco Saraceno per Open.
Secondo l’art. 2 del Trattato sull’Unione europea (TUE), l’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. A differenza del passato, però sembra che in alcuni settori si stia verificando una compressione di alcuni diritti, con il rischio che ciò possa innescare un processo di tipo regressivo, mai mostrato fino ad ora. Francesco Cherubini introduce la ricerca a cui ha partecipato sul riposizionamento dei valori fondanti.
“La dottrina della cd. “non delegabilità” è la teoria secondo cui gli organi costituzionali non possono delegare poteri costituzionalmente garantiti ad altri soggetti, abdicando quindi alla loro funzione pubblica” L’intervista a Marta Simoncini sull’erosione della dottrina Meroni
“Il tratto principale del modello consiste nella capacità di tenere insieme culture, minoranze, ordinamenti tanto diversi tra loro, in modo da dar conto nei processi di rappresentanza delle diversità, senza disconoscere l’esistenza di ordinamenti e minoranze forti, territorialmente localizzate, e da cercare di incorporarle nei processi decisionali” L’intervista a Cristina Fasone sul modello canadese come possibile esempio per l’Europa
Il superamento delle tensioni politico-istituzionali, che hanno caratterizzato l’Italia negli ultimi quattordici mesi, apre nuove prospettive di crescita economica e di rapporti cooperativi con le autorità europee. Al riguardo, la recente attribuzione dell’Economia al membro italiano designato – Paolo Gentiloni – per la nuova Commissione europea è un segnale importante. Tuttavia, queste promettenti prospettive non si tradurranno automaticamente in progressi effettivi
Tantissimi gli esperti coinvolti nella Luiss Election Night, la maratona elettorale per seguire i risultati delle Elezioni Europee in diretta dal campus di viale Romania.
Il grido di dolore sull’Europa “che ci dovrebbe aiutare di più” non basta. Andrebbe accompagnato da una strategia rigorosa che ridefinisca le sovranità territoriali. Una strategia finalizzata a dare vita a un governo comune della politica migratoria che sia indipendente e separato dai singoli Stati. Il pensiero di Sergio Fabbrini.
La crisi dei migranti è una crisi radicale, non perché ci chiede risposte differenti alle domande già poste nel 1989, ma perché cambia le domande stesse. Cosa è mutato da allora? Secondo Ivan Krastev è proprio la transizione dal mondo disconnesso degli anni Novanta a quello pieno di barricate che sta emergendo oggi a indebolire i regimi democratici.
Il sovranismo è il fenomeno del momento, e sono sempre di più le persone che si identificano con esso. Secondo Gianfranco Pellegrino, però, andando nel profondo delle loro argomentazioni, gli stessi sovranisti potrebbero scoprire che queste non portano affatto al diritto di chiudere le frontiere, e che opporsi a una politica migratoria europea di apertura è un errore soprattutto argomentativo.
L’energia rinnovabile mette l’Europa davanti ad una delle più grandi opportunità di cambiamento della sua storia. Ma non tutti sembrano condividere appieno le grandi potenzialità economiche e sociali di questa “nuova energia”.
Nel 1974 Jean Monnet scrisse di aver sempre ritenuto che l’Europa sarebbe stata costruita attraverso le crisi. Partendo da questo assunto, Sabino Cassese ragiona sull’eredità che le tre grandi crisi (quella economica, quella istituzionale e quella del consenso) lasciano all’Unione europea.
Quali sono quegli ambiti che il diritto dell’Unione europea non può violare o portare a un contrasto con i principi fondamentali della nostra Costituzione? Un’intervista a Giovanni Piccirilli sulla cosiddetta “Saga Taricco” e sulle principali novità che questa ha introdotto in relazione al rapporto tra gli ordinamenti giuridici nazionali e il diritto europeo.
La strada verso una conclusione positiva dell’accordo Brexit sembra davvero tutta in salita, eppure non è detta l’ultima parola sulle possibilità che Theresa May alla fine riesca a far approvare dalla Camera dei Comuni il deal già bocciato due volte. Ecco cinque buoni motivi per cui questo può accadere
Il collasso dell’Unione Europea, che abbiamo sempre ritenuto inimmaginabile, è non solo possibile, ma quasi inevitabile. Così Francesco Saraceno nella sua prefazione sintetizza il pensiero di Ivan Krastev nel libro “Gli ultimi giorni dell’Unione”, dal 28 febbraio in libreria per LUISS University Press.
Il Presidente francese fa concessioni alla piazza in rivolta, ma rimane il peccato originale della sua politica economica: quella “teoria dello sgocciolamento” che punta a favorire i ricchi per rilanciare la crescita e che è stata smentita dalla storia.
Tensioni sul mercato del debito pubblico, difficoltà gestionali per banche e assicurazioni, perdite finanziarie per le famiglie, investimenti privati scoraggiati e uno scenario in stile Grecia nel 2015. Un paper di Bastasin e Messori della LUISS School of European Political Econonomy.
Negli anni Trenta Friedrich von Hayek tenne delle lezioni a Ginevra contro il nazionalismo monetario. Nel corso degli anni l’economista austriaco ha concentrato più volte la sua attenzione su come sottrarre la moneta al dominio della politica. Nasce così ’idea della “denazionalizzazione della moneta”. In una breve intervista, Lorenzo Infantino chiarisce i pro e i contro della teoria.
Il parlamento italiano ha il pieno potere sovrano di decidere su tasse e spesa e anche di ignorare le regole che ha accettato con una larga maggioranza alcuni anni fa. Ma potere significa anche responsabilità. Se non ci sarà una ripresa della crescita, e se il paese ricadrà in un’altra crisi la responsabilità non sarà di Bruxelles, ma di Roma.
Il 28 ottobre si vota nella regione tedesca dell’Assia. I sondaggi per ora prospettano il risultato peggiore per i partiti maggiori che governano il Paese, CDU e SPD. Dalle elezioni anticipate al tramonto della cancelliera Angela Merkel, passando per l’ipotesi di una nuova coalizione a Berlino, lo storico Christian Blasberg esamina tutte le faglie di un possibile terremoto che scuoterà Germania ed Europa
Urne aperte in Baviera. I tedeschi (ma non solo) potrebbero improvvisamente scoprire che anche l’isola felice del benessere e della birra, tra il crollo delle vecchie certezze (CDU) e l’avanzamento populista (AfD), non è altro che un banale pezzo dell’attuale Europa
Dalle questioni identitarie aperte tra gli stati europei al debito e alle politiche di austerity, con un focus sulla situazione italiana. Un’intervista a tutto campo all’economista di Princeton Ashoka Mody, che nel definire l’Euro una grande tragedia, assegna all’Italia un ruolo di assoluta protagonista in negativo.
“Ogni migrazione provoca conflitti, indipendentemente dalle cause che l’hanno determinata”. Secondo Alfonso Giordano bisognerebbe partire da queste parole delle prime memorabili pagine de “La Grande Migrazione” di Hans Magnus Enzensberger per comprendere a fondo lo scossone geopolitico ed elettorale che, negli ultimi mesi, l’immigrazione ha provocato in Italia.
Le difficoltà della Grande Coalizione in Germania, le conseguenze europee del terremoto politico AfD, le ragioni italiane sull’immigrazione, le sfide che il nostro Paese dovrà superare per pesare di più nell’Unione europea e il futuro dei rapporti economici fra Roma e Berlino. Intervista a tutto campo di LUISS Open all’Ambasciatore italiano in Germania, Pietro Benassi
Ogni nuovo Governo, appena insediato, propone all’Ue la cosiddetta “golden rule” per ammorbidire il Patto di Stabilità: è quasi una “legge di natura” della politica italiana. Tuttavia ricorrere alla leva del debito aggiuntivo avrebbe senso solo per finanziare infrastrutture effettivamente nuove, e non per limitarsi a mantenere quelle esistenti. Peccato che l’Italia sia indietro anche nella sola manutenzione del suo “capitale fisso”. L’opinione di Daniel Gros
La maggior parte dei Paesi membri dell’Unione Africana ha firmato in questi giorni uno dei più vasti accordi commerciali della storia contemporanea: quarantaquattro Paesi, 1,2 miliardi di persone, 3.000 miliardi di dollari di ricchezza prodotta in ballo. Raffaele Marchetti ne analizza le conseguenze economiche e le ricadute politiche destinate a influenzare anche l’Europa e l’Italia (c’entra pure l’immigrazione)
La globalizzazione ha scomposto socialismo e capitalismo attraverso le regole del mercato. Se però la Cina l’ha internalizzata, secondo i principi della dottrina marxista, gli Stati Uniti l’hanno esternalizzata, in nome del liberismo. Il mercato globale è lo scenario sul quale si confrontano, l’Unione Europea l’altro attore principale. Ecco i precari equilibri del sistema economico tra conflittualità e competitività, libera concorrenza e disuguaglianza.
La polemica a distanza tra Berlusconi e Prodi scalda la campagna elettorale, e il dibattito sull’arrivo della moneta unica in Italia offre versioni discordanti della vicenda. Il professor Giuseppe Di Taranto fa chiarezza con una ricostruzione storica dei fatti.
Il 2017 ci ha lasciato con la celebrazione dei 60 anni dalla nascita dell’Unione Europea. Il professor Giuseppe Di Taranto con l’arrivo del 2018 analizza lo stato dell’Unione, che tra rigore, disoccupazione e populismi rischia di lasciare i suoi cittadini nelle retrovie di un’economia europea a due velocità.
LUISS Open ha incontrato Marcello Messori, economista e Direttore della LUISS School of European Political Economy, per commentare le proposte di riforma dell’Eurozona lanciate dalla Commissione europea e che i capi di governo inizieranno a discutere ufficialmente da questa settimana
A Berlino, dietro le nuove possibilità di una Grande Coalizione tra Mer-kel e SPD, ci sono vari fattori: dall’abilità congressuale di Schulz alla sua idea forte degli Stati Uniti d’Europa che potrebbe rimettere in moto le riforme della governance della moneta unica
Dalla Spagna in piena crisi catalana al Regno Unito post-Brexit. Dalla nuova Francia di Macron, alla Germania di una Merkel che cerca di tenere strette le redini dell’Unione passando per l’Italia, la questione migranti e l’aumento degli euro-scettici. Un’intervista esclusiva a Marc Lazar
Bruxelles un tempo si voleva “cieca” rispetto alle richieste di autonomia. Poi ha finito per incentivarle, trasformando le Regioni in interlocutrici. Adesso, per non perdere credibilità, deve dettare regole condivise per le potenziali secessioni.
Nel suo discorso sullo “Stato dell’Unione” il Presidente Juncker ha detto che la cyber security è una priorità. Ecco gli strumenti già pronti e quelli in approvazione
In tempi di sovranismo rampante, catalano e non solo, ci sono ragioni tecniche – oltre a quelle politiche ed economiche – che rendono l’Italexit sconsigliabile, anzi pericolosa. Un paper SEP curato da Franco Passacantando da rileggere
Il nostro paese deve diventare adulto, non può continuare a scaricare su altri la responsabilità per la sua bassa crescita. Consigli su banche e debito pubblico di Stefano Micossi