Oltre alla ricerca e alla didattica, la Terza missione delle università riguarda l’impatto che le loro attività potrebbero e dovrebbero avere nel mondo esterno. Tutte le università dovrebbero interpellare se stesse, chiedendosi cosa stanno facendo in relazione alle loro diverse missioni.
Il decennio 2020-2030 è cruciale per il rapporto fra uomo e natura. Per tale ragione, le decisioni future da assumere e mettere in pratica sono fondamentali. Queste trasformazioni spettano certamente ai governi nazionali e alle istituzioni internazionali, ma anche le università e i centri di ricerca devono fare la loro parte.
Le comunità di persone che vivono al di fuori del loro paese favoriscono la costruzione di ponti tra paese di residenza e paese di origine, a beneficio del tessuto socio-culturale ed economico di entrambi. Un modo importante in cui le comunità della diaspora possono rivelarsi potenzialmente una risorsa per le loro società di origine.
Il binomio spazio-tempo è connaturato all’azione educativa e costituisce la sfida sulla quale le università dovranno misurarsi. Gli spazi fisici devono essere superati da quelli digitali? Il processo di digitalizzazione sta infatti plasmando le nozioni di spazio e di tempo e creando le basi per un nuovo ‘spaziotempo educativo’.
Dopo anni ricchi di incertezze, la formazione accademica ha l’occasione di essere inserita in un progetto più ampio e articolato. L’utilizzo massiccio dei sistemi digitali durante il lockdown rappresenta un’occasione da non perdere per il mondo universitario.
Per alcuni la didattica a distanza è una perdita assoluta, per altri, invece, è forse l’unico effetto positivo della pandemia. Ma le esperienze in presenza, come ad esempio uno spettacolo a teatro o una lezione universitaria, sono davvero sostituibili con quelle in remoto? L’analisi di Gianfranco Pellegrino sul pathos della giusta distanza.
In Italia è sempre più avvertita l’esigenza di un rilancio dell’istruzione superiore. L’emergenza Covid-19 l’ha acutizzata. Sono certamente indispensabili congrue risorse economiche per borse di studio, posti, investimenti strutturali, ricerca. C’è però anche un’altra necessità, che riguarda l’affidabilità e la leggibilità del sistema. Il punto di Antonio La Spina.
Henry Chesbrough, padre intellettuale dell’Open Innovation, apre alla LUISS i lavori dello European Innovation Forum: “Una vera terapia di gruppo per quelle aziende che prendono sul serio l’innovazione”, così definisce l’appuntamento nella sua intervista a LUISS Open. Dove spiega com’è cambiato il modo di innovare in azienda e perché tutte le istituzioni delle nostre società dovrebbero tenerne conto per trarne beneficio
Dalla storia millenaria di Petra, snodo tra Oriente e Occidente, alla moderna Giordania, terra ospitale che da decenni accoglie i profughi della regione, integrando i giovani tra le Università e le affollate scuole locali. Francesca Corrao racconta il Progetto Mediterraneo della LUISS: “moltiplicare gli esempi virtuosi per dare educazione e speranza”.
Dall’istruzione universitaria all’imprenditorialità nel bacino del Mediterraneo, dall’immigrazione in Europa alla demografia nei Paesi arabi, passando per la costruzione di una nuova classe dirigente mediorientale che un domani non potrà non dialogare con l’Italia. Il Vice Presidente Esecutivo della LUISS illustra origini, motivi e obiettivi del Progetto Mediterraneo e della collaborazione con l’Università di Petra in Giordania
Tom Nichols ha presentato il suo libro La conoscenza e i suoi nemici (LUISS University Press) al LUISS LOFT e ne ha discusso con Luigi Serra, Giovanni Lo Storto, Michel Martone e Daniele Raineri. Il video integrale dell’incontro